La bancarotta fraudolenta è un reato molto discusso nell’ambito del diritto fallimentare e penale. Essa si verifica quando un soggetto, consapevole della propria imminente insolvenza, compie atti per sottrarre beni ai creditori o concedere loro un trattamento preferenziale. Questo articolo esplorerà le caratteristiche principali di questo reato, facendo riferimento al caso deciso dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 37062 del 2022.
La bancarotta fraudolenta è disciplinata dall’articolo 216 della Legge Fallimentare, R.D. n. 267/1942. Essa si configura quando, da parte dell’imprenditore fallito, si verificano atti di distrazione di beni, occultamento, dissimulazione, distruzione od omessa dichiarazione di attivi patrimoniali. Questi atti, in genere, vengono compiuti con l’intenzione di arrecare pregiudizio ai creditori, a cui vengono sottratti beni su cui potrebbero rivalersi per il soddisfacimento dei propri crediti.
In un recente caso, la Corte di Cassazione italiana ha affrontato la questione in relazione a un amministratore unico accusato di bancarotta fraudolenta. Nella sentenza n. 37062 del 2022, la corte ha esaminato l’appropriazione indebita di fondi e beni di una società fallita, giungendo alla conclusione dell’esistenza del dolo generico di arrecare danno ai creditori tramite atti distrattivi. Il collegio ha sottolineato che, per la configurazione del reato, non è necessario un intento specifico di danneggiamento, ma basta la consapevolezza della possibilità di arrecare danno.
La caratteristica peculiare di questo tipo di reato è la sua natura di pericolo, ossia il fatto che il semplice rischio di arrecare danno ai creditori possa essere sufficiente per configurare la fattispecie delittuosa. Secondo giurisprudenza costante, infatti, il reato non è escluso dalla semplice partecipazione dell’imprenditore a un gruppo societario, a meno che non sia dimostrato un vantaggio compensativo concreto per la società, come sancito dall’articolo 2634 del codice civile. In altre parole, il trasferimento di beni o risorse dalla società fallita ad altri soggetti giuridici non è giustificato se non esistono formalizzate compensazioni che possano comprovare un beneficio economico per l’intero gruppo.
La Sentenza n. 37062 del 2022 ha messo in luce quanto siano cruciali le prove documentali nel sostenere un’accusa di bancarotta fraudolenta. La mancanza di un accordo formale di compensazione per giustificare trasferimenti di risorse ha giocato un ruolo determinante nella valutazione del caso da parte della Corte di Cassazione. Ha sottolineato che le mere prassi aziendali non formalizzate non sono sufficienti per escludere la natura distrattiva delle operazioni finanziarie infragruppo.
Concludendo, il reato di bancarotta fraudolenta rappresenta una delle più gravi manifestazioni di indesiderata condotta imprenditoriale. La sua sanzionabilità trova fondamento nell’esigenza di garantire gli interessi dei creditori e preservare la trasparenza e la legalità del mercato. Ogni imprenditore deve comprendere che una gestione societaria corretta e conforme alle normative non è solo un obbligo giuridico, ma anche un imperativo etico e di responsabilità nei confronti di tutti gli stakeholders economici. La sentenza della Corte di Cassazione n. 37062 del 2022 ricorda l’importanza di tali principi nel contesto giuridico e pratico.