**L’evoluzione della procedibilità nei casi di furto e danneggiamento: implicazioni e novità**

**L’evoluzione della procedibilità nei casi di furto e danneggiamento: implicazioni e novità**


La recente sentenza della Corte di Cassazione (Penale Sent. Sez. 4 Num. 17464 Anno 2024, Decisa il 27 marzo 2024) offre un’importante occasione per analizzare l’evoluzione normativa e giurisprudenziale sulla procedibilità dei reati di furto e danneggiamento, concentrandosi sul passaggio dalla procedibilità d’ufficio a quella a querela. Questo cambiamento è stato introdotto con il decreto legislativo 150/2022, che ha revisionato significativamente alcuni aspetti del diritto penale italiano. L’obiettivo è quello di ridurre il carico giudiziario concentrando le risorse su reati di maggiore gravità.
In generale, il furto e il danneggiamento sono reati contro il patrimonio disciplinati dagli articoli 624 e 635 del codice penale. La procedibilità di questi reati ha subito modifiche a seguito del nuovo assetto normativo. Tradizionalmente, i reati di furto venivano perseguiti d’ufficio, ma con il d.lgs 150/2022, molti reati di tipo patrimoniale, in assenza di specifiche condizioni aggravanti, richiedono ora una querela da parte della persona offesa per poter procedere penalmente. Questo comporta una maggiore responsabilizzazione della vittima, che diventa protagonista nella decisione di perseguire penalmente il colpevole. È fondamentale notare che resta comunque procedibile d’ufficio il furto commesso su cose esistenti in uffici o stabilimenti pubblici, come stabilito nella citata sentenza della Corte di Cassazione.
Nel caso analizzato, l’imputato era accusato di essersi introdotto in uno stabile pubblico, danneggiando una porta d’ingresso e manomettendo un quadro elettrico per appropriarsi di energia elettrica. La Corte d’appello ha deciso di considerare il reato di danneggiamento assorbito nel furto, poiché entrambi i comportamenti costituivano parte del medesimo disegno criminoso. Inoltre, si è confermato che, poiché il furto era stato commesso in un luogo pubblico, non era necessaria una querela per la procedibilità.
La difesa aveva invocato l’articolo 625 del codice penale, che regola le aggravanti del furto, per sostenere l’assoluzione del ricorrente a causa della mancata querela. Tuttavia, la Corte ha rigettato il ricorso, sottolineando la correttezza della procedibilità d’ufficio stante il contesto del reato e la natura del bene sottratto. La decisione si fonda su una solida interpretazione delle norme vigenti, confermando la centralità delle condizioni di procedibilità nel diritto penale.
In conclusione, la transizione del reato di furto da procedibile d’ufficio a procedibile a querela, salvo specifici casi, rappresenta un’importante svolta nel panorama legale italiano. Questa modifica può sembrare una mera formalità, ma ha profonde implicazioni sulla gestione dei processi penali e sulla partecipazione della vittima nel sistema di giustizia criminale. Il caso analizzato dimostra che, nonostante le generalizzazioni derivanti dalle modifiche legislative, è essenziale considerare il contesto e le modalità del reato per stabilire il corretto regime di procedibilità. La sentenza della Corte di Cassazione fornisce un chiarimento cruciale sulle applicazioni pratiche di queste normative, evidenziando come si debbano interpretare e applicare in scenari complessi i principi del diritto penale moderno.

CondividiShare on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedInEmail this to someone