Nei prossimi giorni sarà emanato il decreto legislativo di attuazione della legge delega n. 67/2014. Esso conterrà norme di depenalizzazione di numerosi reati, tra cui, ad esempio, l’ingiuria, il danneggiamento, gli atti osceni in luogo pubblico, la falsificazione di scritture private. Ha senso tutto ciò?
L’idea, se così la si può chiamare, che ispira questa massiccia depenalizzazione, è la seguente: poiché i tribunali sono molto intasati e non si riescono a celebrare in tempi accettabili tutti i processi, eliminiamone un po’, sbarazzandoci di alcuni reati minori (che poi tanto minori non sono, ma pretendere che al governo sappiano distinguere i reati gravi dagli altri è francamente un po’ troppo, ce ne rendiamo conto).
Un siffatto ragionamento è in tutto equivalente a quest’altro, cui non hanno (ancora) pensato: poiché le liste d’attesa per le prestazioni ospedaliere sono molto lunghe, perché non dichiariamo per legge che la broncopolmonite non è più una malattia?
Naturalmente il problema così non si risolverà, perché le malattie che si fanno uscire dalla porta rientreranno dalla finestra, e di solito in forma più grave; lo stesso avverrà per i reati depenalizzati: il contenzioso si trasferirà in sede civile (Giudice di Pace e Tribunale) dove le parti potranno far valere le proprie ragioni, e dal Giudice di Pace dove si opporranno le sanzioni amministrative che il Prefetto irrogherà per i nuovi illeciti amministrativi (ed ex reati).
Complimenti!